Nella vecchia casa di campagna di
famiglia, mia moglie mi mostra un vecchio cassettone. È
pieno di biancheria ben ordinata, lenzuola, federe, tovaglie,
tovaglioli, asciugamani, fazzoletti, camicie da notte, tutti bianchi,
di bel lino pesante, accuratamente ricamati: e mai utilizzati. È
il corredo delle zie, le sorelle del nonno, che non si sono mai sposate, mi spiega
(erano tre, tutte con gli stessi tre nomi, ma in ordine diverso:
Maria Teresa Luigina, Teresa Maria Luigina, Luigina Maria Teresa).
E quindi avevano passato anni a
comprare le tele, cucirle, ricamarle in bello stile con il loro nome
in corsivo, sotto le direttive della mamma, per ripiegarle
accuratamente nei cassetti, in attesa di un uomo, che non era
arrivato mai (la dote non era granché, e loro non
uscivano mai di casa, erano brave ragazze). Prima bambine allegre, poi fanciulle con la testa piena
di sogni, poi donne. E quei cassetti pieni che restavano lì. Zie!
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