di Fëdor Dostoevskij
(Confesso a mia vergogna di non aver
spesso capito – o amato - questo grande scrittore: l'Idiota, lo
stesso Delitto e Castigo, per non parlare dell'Uomo del
Sottosuolo...: lo trovavo troppo giornalistico, esagerato, un po' isterico,
forse addirittura un po' falso e in posa – certo, il Giocatore e i
romanzi brevi sono straordinari, come i Demoni e i Karamazov; ma
insomma un po' di istintiva diffidenza rimane).
Qui invece tutto è molto chiaro: le notti
londinesi in cui il proletariato si ubriaca e si prostituisce in
silenzio, senza gioia, la timidezza della bella ragazza per la prima
volta sulla strada, la paura e la cattiveria che innerva la vita del
borghese... l'inutilità del socialismo, la potenza del nazionalismo,
la salvezza che verrà da quelli che hanno rinunciato a tutto... è
come se anticipasse tutti i temi non solo dei suoi libri successivi
(il libro è del 1863, precede tutti i “grandi romanzi”), ma
anche del Novecento, russo in particolare (bolscevichi e Solženicyn,
ad esempio).
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