mercoledì 10 novembre 2010

Illusione del passato (felice).

Quando si vedono queste città storiche, con quelle piazze, quei magnifici palazzi, quei giardini, quelle splendide viste sulla campagna – tutte cose che non siamo più capaci di fare. E quelle statue bellissime, quei quadri? E chi nel Medioevo partiva da Venezia per andare in Cina, e quelli che nel Settecento se ne andavano in nave per i mari del Sud? Quelli che hanno fondato nazioni libere, che hanno lottato contro le dittature? i conduttori degli eserciti, gli inventori di musiche, gli scrittori di romanzi? E i parenti del secolo scorso, che hanno fatto grandi gesti coraggiosi, per amore, per lavoro ed avventura? E quella volta che siamo stati così felicemente seduttivi, così pronti a decidere, così sicuri delle nostre intuizioni? Quanta intelligenza, amore, passione, nelle cose del passato, come potremo essere ancora così? (questa è la trappola)
Come tutto è andato in ordine, una volta che è avvenuto; come tutto è pieno di senso.
Per forza, è come nei racconti, che solo chi ce l’ha fatta è lì a raccontare. E quei castelli, che ci appaiono così pittoreschi: è perché non c’è più chi li dominava (altrimenti vedresti. Perché poi ci si immagina sempre con lo "sguardo del principe": ma saremmo stati servi della gleba, la maggioranza di noi). E quelle chiese dalle soglie erbose, come sono rilassanti: è perché non ci controllano più.

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