Una ricerca americana, ponendo gli intervistati di fronte a
diverse alternative (salvare un ciccione sui binari o i passeggeri di un treno
che sta deragliando? ecc.), ha rilevato una serie di cose interessanti:
1) che piccole riformulazioni delle alternative portano a
scegliere comportamenti molto diversi, ovvero: non c’è continuum, si passa
proprio da un categoria all’altra su dettagli
2) c'è una forte omogeneità delle risposte anche nei casi
difficili, ovvero certi comportamenti vengono giudicati giusti o ingiusti da
maggioranze chiare degli intervistati, il 90% e oltre
3) le valutazioni agiscono anche su casi astratti e non
fanno riferimento all’utile personale
4) persone di estrazione sociale, cultura, nazionalità e
religione differente danno risposte simili, ovvero l’etica se non proprio
innata è almeno culturalmente molto radicata.
da ricerche fatte sul comportamento dei soldati in
guerra (Soldaten), sembra che di fronte ad un evento nuovo l’individuo tenda a comportarsi
come il gruppo; e dopo la prima volta, tenda a ripetere la scelta anche da
solo.
In altre parole, di fronte a una crudeltà da commettere (ad
esempio uccidere dei civili inermi e innocenti), si è molto influenzati dagli
altri e dal gruppo di riferimento – anche se non necessariamente. Un individuo
può fare anche cose diverse di testa sua – ma è molto raro. Ma soprattutto,
dopo continuerà a farle. Se casualmente è stato un eroe, continua. Se è stato
vigliacco, anche. Tutto sommato il punto di divaricazione è molto prossimo e
quasi casuale (ma in questo sta l’importanza della cultura: sul discrimine,
essere indotti da piccoli dettagli a fare la scelta giusta).
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