lunedì 22 marzo 2010

Etica innata?

Una ricerca americana, ponendo gli intervistati di fronte a diverse alternative (salvare un ciccione sui binari o i passeggeri di un treno che sta deragliando? ecc.), ha rilevato una serie di cose interessanti:
1) che piccole riformulazioni delle alternative portano a scegliere comportamenti molto diversi, ovvero: non c’è continuum, si passa proprio da un categoria all’altra su dettagli
2) c'è una forte omogeneità delle risposte anche nei casi difficili, ovvero certi comportamenti vengono giudicati giusti o ingiusti da maggioranze chiare degli intervistati, il 90% e oltre
3) le valutazioni agiscono anche su casi astratti e non fanno riferimento all’utile personale
4) persone di estrazione sociale, cultura, nazionalità e religione differente danno risposte simili, ovvero l’etica se non proprio innata è almeno culturalmente molto radicata.

da ricerche fatte sul comportamento dei soldati in guerra (Soldaten), sembra che di fronte ad un evento nuovo l’individuo tenda a comportarsi come il gruppo; e dopo la prima volta, tenda a ripetere la scelta anche da solo.
In altre parole, di fronte a una crudeltà da commettere (ad esempio uccidere dei civili inermi e innocenti), si è molto influenzati dagli altri e dal gruppo di riferimento – anche se non necessariamente. Un individuo può fare anche cose diverse di testa sua – ma è molto raro. Ma soprattutto, dopo continuerà a farle. Se casualmente è stato un eroe, continua. Se è stato vigliacco, anche. Tutto sommato il punto di divaricazione è molto prossimo e quasi casuale (ma in questo sta l’importanza della cultura: sul discrimine, essere indotti da piccoli dettagli a fare la scelta giusta).

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