Incontro un tale, un amico del liceo, ciao, come va - mi racconta una storia. Ti ricordi quella tipa... sì, certo, mi ricordo benissimo. In questi giorni c'è il processo, banda armata, ho sentito. Ma com'è che è andata? Sembra che tempo prima avessero arrestato..., sì, ho capito. Be', a quanto pare era già stato arrestato di nascosto, mesi prima... si è pentito - ovviamente. Niente, non sapeva molte cose, prove scarsine - l'hanno mandato fuori ad incastrare qualcun altro, sai come fanno. Va be', per farla breve, evidentemente aveva pochi contatti, alla fine si presenta anche da lei, dalla sua amica, le chiede se lo può ospitare per una notte, prestargli qualcosa, sono in difficoltà, lo sai, e lei certo lo sapeva. Favoreggiamento, subito, le hanno dato, rischia tre anni. Dio che stupida.
Questo mi dici. Che lei, è finita dentro - e credeva di aiutarlo. Un suo vecchio amico, per di più - anzi, un mio! vecchio amico, no, sai, non li vedo più, uno è in galera perché sparava agli amici di suo padre, e l'altra... l'altra è anche lei in galera... perché quel mio amico si era fatto ospitare così le faceva commettere un reato, e poteva farla arrestare per farsi meno anni - è la repressione, certo, è lo stato moderno, liberale.
E poi poteva solo andare a finire così, perché questa qui non era molto addentro, alle storie politiche; non molto, ma abbastanza da non perdonarsi di non avere aiutato un compagno; non poco, ma non tanto da capire che l'altro la stava rovinando. E se ci fosse stata un po' più dentro o un po' più fuori, se fosse stata davvero una terrorista o se non avesse mai pensato a ribellarsi, bene, non le sarebbe capitato, ma così - che possibilità ha? Comunque è fregata, e quando l'altro bussa alla sua porta, l'unica che può sperare è di non essere in casa.
Nell'aula di tribunale, lui si gira un cappello in mano; in cambio della libertà vigilata, propone al giudice un'altra rapina. Lei è seduta tra il pubblico, chiacchiera tranquilla in disparte con un'amica.
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