martedì 27 febbraio 2024

La scomparsa delle compagnie

Da ragazzi una componente fondamentale del passaggio alla vita adulta erano le cosiddette compagnie. Vale a dire un gruppo di amici, di solito una decina, ma a volte centinaia di ragazzi, che si vedevano o si sentivano tutti i giorni, spesso sempre nello stesso posto (un bar, un angolo di una piazza...) e passavano quasi tutto il tempo assieme, e assieme facevano le cose importanti: amori, discussioni, viaggi, musica, tutto. Nella compagnia c'erano tipi diversi: grandi e piccoli, fratelli e sorelle (che si scopriva ben diverse che a casa in famiglia), quelli sempre presenti e quelli che si facevano vedere ogni tanto; c'era il leader, lo spiritoso, lo sportivo, il bello, la bella, l'intelligente, la simpatica; più qualche timidone/timidona che si facevano notare poco ma facevano pur parte del gruppo. Gruppo che cambiava, si litigava, ci si innamorava, si formavano alleanze, qualcuno spariva, altri entravano; ma in qualche modo il gruppo restava. Per un certo periodo c'erano anche quelli di destra e quelli di sinistra, il fascista e il comunista, che se ne dicevano di tutti colori e si facevano mille battute; poi a un certo punto le compagnie si divisero, quelli di destra da una parte e quelli di sinistra dall'altra.
Di solito si entrava in una compagnia perché c'era qualcuno che ti presentava, ma non tutti venivano accettati: niente di ufficiale, ma per un po' ti studiavano; e se non eri la persona giusta, se non c'era una certa e indefinibile affinità, prima o poi la cosa cadeva, nessuno ti parlava davvero, non ti avvisavano delle cose che succedevano e dopo un po' eri escluso.
La compagnia era importante, nel senso che averla o meno cambiava davvero la vita (e infatti al mare la domanda tipica era: ma a Milano ce l'hai la compagnia?). Senza, c'erano quelli che erano soli (ed era triste) o quelli che erano sempre con i soliti due-tre amici (ed era noioso). Quando finalmente trovavi il tuo gruppo era fatta: le cose iniziavano ad avere un senso, capivi dove stavi andando e cosa ti aspettava nel mondo adulto (non solo quello che ti dicevano mamma e papà, ma i soldi, il lavoro, i sogni, la droga, il cazzo, la fica, la violenza). E a volte si andava avanti tutta la vita: nei paesi, ai bar o in spiaggia, vedi questi gruppi di 15-20 persone che parlano e ridono fra loro con poche parole e si conoscono fin da quando erano ragazzi: nel frattempo si sono sposati, divorziati, diventati avvocati; hanno viaggiato e fatto figli: ma si ritrovano lì ai tavolini con i loro ruoli, il battutista, la femme fatale, l'intellettuale. In città invece succedeva meno, si diventava grandi e prima o poi le compagnie si dissolvevano, c'erano cose più urgenti da fare; forse resistevano in certi quartieri popolari.
A un certo punto le compagnie sono scomparse (attorno agli anni '80, se ricordo bene). Le ricorda una canzone di Max Pezzali, ne parla Cochi Ponzoni (che era nella stessa compagnia di Renato Pozzetto, come i loro fratelli maggiori). Sono scomparse e non si sa bene perché.































[ma mica si possono ricreare in laboratorio, no? E quindi sono scomparse e basta; e nessuno neanche se ne cura]

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