lunedì 25 gennaio 2010

Malumore (elogio del)

J M Keynes, nel parlare bene di una persona, scrive più o meno: “aveva quel bel malumore tipico dell’inglese – quell’inglese che va alla conquista del mondo”.
Il passaggio è contenuto nel suo libro sulle conseguenze economiche della pace, dove con grande lucidità – avendo partecipato come esperto alla stesura degli aspetti economici del Trattato di Versailles, trovandosi in profondo disaccordo con quelli della sua parte che volevano la distruzione e umiliazione degli sconfitti – presentiva quello che poi sarebbe successo: l’impossibilità della Germania di far fronte alle gravi condizioni imposte, il conseguente senso di frustrazione e di rivalsa, e quindi in  futuro prima poi una nuova guerra, peggiore della prima.
È quindi con grande sollievo e determinazione che Keynes accoglie la possibilità di una seconda occasione: partecipare, forte della precedente esperienza, anche alla stesura degli accordi economici dopo la seconda guerra mondiale. K. nel frattempo si era ammalato di cuore, e la trattativa si prospettava durissima e faticosissima: ma dagli accordi di Bretton Woods venne fuori anche il piano Marshall, il miracolo economico italiano, il welfare, gli anni ’60. il periodo più lungo di pace e di benessere della storia occidentale, i figli degli operai che andavano a studiare, i giovani che si danno a sesso e musica.
Insomma Keynes, a cui piaceva il malumore, riuscì a rendere felici gli altri; anche se non fece in tempo a vederlo, perché morì poco dopo, con i suoi problemi di cuore aggravati dallo stress dell’impresa compiuta. Ma – immagino – stavolta soddisfatto per aver compiuto il suo dovere.
Da noi invece diamo grande importanza all’essere piacioni. L’importante è essere simpatici, piacevoli, di buona compagnia: il resto non conta nulla. All’estero sono un po’ perplessi: certo, persona simpatiche, ma... il lavoro sarà ben fatto? Ci possiamo fidare? Nessuno ci ha pensato.
Un tempo non era così. Un tempo eravamo famosi per essere cupi e incazzosi, sì, certo, perché allora eravamo primi nel mondo, da un punto di vista politico, economico e culturale. La bonomia italiana venne dopo, con le liete pastorelle che tanto allietavano i ricchi viaggiatori del Nord Europa – che, si badi bene, spesso si limitavano ad una capatina giusto nell’immediato al di là delle Alpi: e quindi quelle pastorelle non sono meridionali, come spesso ci si immagina, e non ballano la tarantella: sono brianzole, trentine e piemontesi, ballano la monferrina – e sono quindi di quelle regioni che adesso conosciamo come arcigne e severe – ma produttive.
Insomma il malumore non è una caratteristica di alcuni popoli. È una caratteristica di chi sta cercando di fare qualcosa.

Nessun commento:

Posta un commento