martedì 1 dicembre 2009

Le mamme dei futuristi cuciono

Mi sembra che ci sia qualcosa di intrinsecamente provinciale nel Futurismo. Gli intonarumori, i menù futuristi: come tutto sa di caffè della domenica in piazza, di notabili ammiccanti e di giovani rampolli un po’ provocatori.
Ci sono cose molto carine, certo, come le parole in libertà; ma... la rappresentazione del movimento in pittura? (mezzo statico per eccellenza, e nell’epoca dell’invenzione del cinema, per di più - quello se mai era il mezzo) E asfaltare il canal Grande, un’idea da geometra.
Almeno Böcklin aveva tentato di costruire un aeroplano, che per poco non era riuscito a volare (ben prima dei fratelli Wright), prima di tornarsene ai suoi quadri simbolisti che tanto piaceranno ad Adolf H. Ma la passione per la meccanica dei futuristi è tutta letteraria, scommetto che non erano capaci neanche di cambiare la catena a una bicicletta.
E di questa intima appartenenza ad un’Italietta polverosa un certo indizio è l’immancabile quadro giovanile che compare per tutti gli autori: in un angolo spoglio di una stanza, la vecchia e severa Madre del Futurista, con gesto antico, cuce.

Nessun commento:

Posta un commento