Ho sempre avuto dei dubbi sulle qualità di Cézanne come pittore. Quei giocatori di carte, così rigidi, quelle nature morte, così smorte. Quell’idea poi di ridurre tutto a forme geometriche elementari, come sa di faticoso dilettantismo! Ma, si sa, il grande artista non può essere messo in discussione, siamo noi che non capiamo.
Un giorno però mi sono trovato nel Sud della Francia, sull’autostrada. Dai finestrini, improvvisamente si staglia sulla piana una bellissima montagna, incredibile, tesa e sinuosa come un grande dinosauro addormentato. Cosa sarà mai? Guardo sulla carta: montagna Sainte Victoire. Ma come? La scipita collinozza di Cézanne è in realtà questa magnifica belva? Lì non ho avuto più dubbi.
Sembra che l’anziano C., invitato a una cena dove tutti l’applaudivano come grande pittore, si sia confuso e sia quasi scoppiato in lacrime perché pensava che lo prendessero in giro: vi sbagliate, vi sbagliate, borbottava fra le lacrime, io in realtà non sono capace di dipingere. Come aveva ragione.
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