giovedì 24 settembre 2009

Pirati

di David Cordingby (Mondadori)

Quando un marinaio decideva di disertare e di diventare un pirata, aveva davanti a sé un'aspettativa di vita di circa due-tre anni.
Due o tre anni in cui divertirsi, fare la bella vita, fare quello che si voleva, prima di finire uccisi in combattimento, annegati in qualche tempesta, o impiccati dai soldati della marina militare.
Si trattava in genere di giovani di venti, ventidue anni, marinai specializzati, capaci di mandare avanti una nave mercantile in otto o dieci persone, e quindi pochissime, suddivise in tre massacranti turni giornalieri di otto ore, senza fermarsi mai. Spesso al primo porto disertavano, cercavano una nave a condizioni migliori, oppure si nascondevano in un villaggio di indigeni a farsi consolare dalle ragazze, o tutti insieme si ammutinavano, vendevano il carico e per quei due-tre anni di cui si diceva facevano quello che volevano.

Mari splendenti, spiagge dorate, belle donne, bere, soldi, giocate, scontri a fuoco, viaggi in nave a ritmi molto più tranquilli (il personale a bordo triplicava) e regole condivise: spartizione del bottino, premi e assicurazioni ai feriti, durata dell'ingaggio: tutto veniva scritto e sottoscritto, firmato e garantito come in un libero contratto. Anche il patto di ammutinamento era scritto, con le firme messe in circolo (come i cavalieri della tavola rotonda), in modo che se per caso il documento fosse finito in mani sbagliate, non ci sarebbe stato un primo firmatario che pagasse per tutti.
E così ci si bruciava l'esistenza, in quel breve periodo di vita, per qualcosa che ne valesse la pena; invece di fare come gli altri, i marinai regolari, ovvero sfiancarsi per anni, con la sola prospettiva – se andava bene – di tornare alla fine abbruttiti al freddo e alle brume del paese natìo.
Qualcuno cercava di prolungare questo breve periodo: e si ha notizia di piccole comunità, formate in porti riparati, lontani dalle rotte commerciali e militari, dove i rifugiati cercavano di inventarsi delle nuove attività, darsi al commercio del legname, abbandonare le ruberie e i comportamenti criminali: ma il governo non perdonava, e un giorno compariva all'orizzonte una nave militare, a cannoneggiare gli insediamenti e a impiccare i superstiti. Non si doveva lasciar pensare che qualcuno potesse farla franca.

E anche quei rarissimi pirati che sopravvivevano e arrivavano a tarda età, arrivavano bolsi, la pancia gonfia, consumati dagli stravizi; stanchi, disgustati e annoiati dalla lunga vita che gli era toccato vivere.

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