Non mi riferisco alla
fantasticherie, ai sogni ad occhi aperti. Quelli sono alla base del
desiderio che è il motore del mondo, lo sanno tutti (o quasi).
Sono anche la base dei film e delle canzoni, quindi: continuate a
sognare.
Parlo dei sogni veri, quelli che si fanno dormendo, che hanno una strana familiarità ma assieme uno strano significato; e che si dimenticano pochi minuti dopo essersi svegliati (ma che in quel poco tempo ce li si ricorda, si sa che si ha avuto un sogno).
Parlo dei sogni veri, quelli che si fanno dormendo, che hanno una strana familiarità ma assieme uno strano significato; e che si dimenticano pochi minuti dopo essersi svegliati (ma che in quel poco tempo ce li si ricorda, si sa che si ha avuto un sogno).
Quando si inizia a lavorare, si smette
di sognare. E non solo nel senso che si devono abbandonare le
fantasticherie più spinte, ridotte alle solite tre-quattro cose che
si riescono effettivamente a fare (sesso – soldi – vacanze e
poco altro).
Ma nel senso che non si sogna più, la notte si piomba in un nero sonno e ci si sveglia la mattina senza nessun ricordo – neanche breve – di aver sognato.
Ma nel senso che non si sogna più, la notte si piomba in un nero sonno e ci si sveglia la mattina senza nessun ricordo – neanche breve – di aver sognato.
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