Quando studiavo all'università, sui
libri di storia delle città veniva sempre riportata la pianta
dell'antica città greca di Mileto, patria dell'urbanistica (il
famoso Ippodamo da Mileto): tante fitte curve di livello, bizzarre e
sinuose, ad indicare una natura aspra, scoscesa, difficile; e su
questa l'imposizione di una maglia geometrica chiara, perfettamente
ortogonale.
Il significato era chiaro: tu natura
puoi fare quello che vuoi, io uomo ti imporrò la mia regola
razionale. La taxis di un esercito geometricamente ben disposto che
si impone sul kosmos dell'ordine naturale.
E su quell'esempio, quanti progetti di
quartieri residenziali perfettamente ortogonali, che si andavano ad
imporre sulle forme bizzarre e imperfette della città storica.
Sono andato a vedere Mileto (be', i
suoi resti). Innanzitutto, è quasi piatta, il dislivello fra la cima
(l'acropoli) e il porto sarà al massimo di qualche metro, uno o due
a dir tanto, centimetri, altro che drammatiche curve di livello.
E poi non è affatto ortogonale, quando
la leggera collina dell'acropoli incontra il vago avvallamento del
porto, ecco è come se le strade sentissero quella influenza, e
leggermente si incurvano (quella veramente erta è la dirimpettaia
Priene: che infatti è una città assurda, tutta gobbe, invivibile, cari i miei progettisti di nuovi quartieri residenziali!).
(un caso particolare di taxis che si trasforma in kosmos sono le geometrie imperfette: come quelle dei gioielli etnici o dei muri di pietra, o dei selciati sconnessi, dove la volontà geometrica si vede, ma non del tutto riuscita: e saranno allora le imperfezioni della materia, i disallineamenti, le imprecisioni, a recuperare la bellezza del kosmos. Se fossero fatti a macchina, che tristezza!)
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