giovedì 3 novembre 2016

Kosmos und Taxis

Quando studiavo all'università, sui libri di storia delle città veniva sempre riportata la pianta dell'antica città greca di Mileto, patria dell'urbanistica (il famoso Ippodamo da Mileto): tante fitte curve di livello, bizzarre e sinuose, ad indicare una natura aspra, scoscesa, difficile; e su questa l'imposizione di una maglia geometrica chiara, perfettamente ortogonale.
Il significato era chiaro: tu natura puoi fare quello che vuoi, io uomo ti imporrò la mia regola razionale. La taxis di un esercito geometricamente ben disposto che si impone sul kosmos dell'ordine naturale.
E su quell'esempio, quanti progetti di quartieri residenziali perfettamente ortogonali, che si andavano ad imporre sulle forme bizzarre e imperfette della città storica.
Sono andato a vedere Mileto (be', i suoi resti). Innanzitutto, è quasi piatta, il dislivello fra la cima (l'acropoli) e il porto sarà al massimo di qualche metro, uno o due a dir tanto, centimetri, altro che drammatiche curve di livello.
E poi non è affatto ortogonale, quando la leggera collina dell'acropoli incontra il vago avvallamento del porto, ecco è come se le strade sentissero quella influenza, e leggermente si incurvano (quella veramente erta è la dirimpettaia Priene: che infatti è una città assurda, tutta gobbe, invivibile, cari i miei progettisti di nuovi quartieri residenziali!).
(un caso particolare di taxis che si trasforma in kosmos sono le geometrie imperfette: come quelle dei gioielli etnici o dei muri di pietra, o dei selciati sconnessi, dove la volontà geometrica si vede, ma non del tutto riuscita: e saranno allora le imperfezioni della materia, i disallineamenti, le imprecisioni, a recuperare la bellezza del kosmos. Se fossero fatti a macchina, che tristezza!)

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