Anni fa, alla libreria Feltrinelli i
libri di King li tenevano in uno scorrevole in basso, come una cosa
insomma che se un cliente te la chiedeva ce la dovevi avere, ma di
cui un po' ti vergognavi. Un po' come i preservativi in farmacia, che
una volta li tenevano nascosti.
E invece Shining è davvero bello,
complesso e non banale (meglio del film di Kubrick, per dire). E
anche Carrie. E anche Misery (super!). E anche Stand by me. E anche
Dolores Claiborne, ecc, ecc, ovvero praticamente tutto quello che ho
letto di lui. E anche On Writing è bello, chiarisce bene cosa vuol
dire scrivere meglio di tanti saggi.
King era figlio di una “white trash”,
ovvero di una ragazza bianca che faceva i lavori umili da nero,
cameriera, donna delle pulizie, ecc., e che aveva avuto tre figli da
tre uomini diversi, che neanche si sapeva chi fossero. Lui la
adorava. Il primo racconto scritto da bambino l'aveva dato a lei, che
glielo aveva pagato tre dollari, dicendogli: è meglio di tanta roba
che si pubblica. Da qui, l'invio dei primi racconti a tutte le
riviste americane. Raccoglieva le lettere di rifiuto, che attaccava a
un chiodo della roulotte in cui vivevano, e a un certo punto aveva
dovuto mettere un rinforzo alla mensola perché erano troppe. Un
giorno però, anziché la solita lettera prestampata, chi gli
rifiutava il racconto aveva aggiunto qualche consiglio. Lì ho capito
che ce l'avrei fatta – dice – ero stato notato, qualcosa
funzionava. Divenne grande, si sposò. Continuò a scrivere (senza
avere ancora pubblicato nulla). Scriveva tenendo la macchina da
scrivere sulle ginocchia, nella roulotte in cui viveva adesso con la
moglie. Aveva buttato nel cestino l'ultima sua prova di romanzo, non
lo convinceva; sua moglie di nascosto lo tirò fuori, lo lesse: è
roba buona, gli disse, mandalo. Dopo un po' gli giunse la risposta,
lo compriamo, un milione di dollari (! - be', questa è l'America,
nel bene e nel male) Il libro era Carrie.
Dopo il primo successo, e dopo il
secondo, l'agente l'aveva avvertito: sei sicuro di voler continuare
con il terrore? Rischi di essere etichettato come autore di genere (e
magari di essere nascosto nel cassetto da un futuro commesso delle
librerie Feltrinelli). Be', chi se ne frega, i soldi mi servono,
aveva risposto lui.
Quando era diventato famoso, gli
avevano chiesto: è vero che scrive davvero tutti i giorni? Be', sì,
tranne Natale e il giorno del mio compleanno, aveva risposto. Ma ho
detto una bugia. Scrivo anche a Natale e al compleanno. E in viaggio
a Parigi per una vacanza, scendendo dall'aereo gli era venuta in
mente una storia di un'infermiera che tiene chiuso in casa uno
scrittore, e insomma arrivato in albergo nel mezzo della notte non ce
la faceva più e aveva chiesto una stanza per cominciare a scrivere.
Se non avessi fatto lo scrittore, sarei
stato un tossicomane o un serial killer, o cose del genere, dice. È
così.
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