lunedì 27 gennaio 2020

Menzogna romantica e verità romanzesca


di René Girard

In grande sintesi, quello che dice è: si agisce avendo sempre a mente un modello ideale, qualcuno che imitiamo. E quindi in fondo non si inventa mai nulla, sono reinterpretazioni di archetipi vitali e nulla è veramente nuovo, anche quando ci sorprende, come ci sorprende l'amore, sempre diverso e sempre uguale. Da qui il titolo (davvero suggestivo): la verità è nel romanzesco (nell'archetipo raccontato), i miti romantici di libertà e originalità sono menzogneri.
Pensiero di fatto reazionario, ma di profonda complessità. E quindi i movimenti del '68 non facevano altro che riprendere comportamenti e gesta dei rivoluzionari del Terzo Mondo (giusto!), che avevano in mente le rivoluzioni dopo la prima guerra mondiale (certo), che pensavano alle rivoluzioni tradite del '48 (assolutamente), che avevano in mente la Rivoluzione francese (sì), e quelli la rivoluzione americana, e loro quella inglese, e gli inglesi la Riforma protestante e gli anabattisti, e loro i catari, e i catari i primi cristiani e forse Spartaco... E Spartaco, chi imitava? Da qualche parte della storia, nella notte dei tempi, qualcuno deve avere fatto qualcosa per la prima volta. Qualcuno a un certo punto si è alzato e ha parlato. E non ha imitato nessuno.





















[notevoli anche il Capro espiatorio e la Violenza e il sacro, letto solo in parte, confesso. E Delle cose nascoste fin dall'inizio del mondo, titolo bellissimo, ma non sono riuscito a leggere quasi niente, ahimè]

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