Sulla musica contemporanea (di cui non capisco nulla, beninteso) c'è poco da
dire. Nessuno l'ascolta più, se non qualche superintenditore.
Nessuno fischietta Stockhausen o Varese, per dire, o tornato a casa
si sente un'opera di Britten per rilassarsi. Un tempo invece non era
così, quando Mozart andò a Praga per la prima del Don Giovanni,
nelle strade i garzoni dei panettieri fischiettavano le arie delle
Nozze di Figaro, e anche l'Imperatore. L'Imperatore e i garzoni
sentivano la stessa musica insomma: e che musica! Buona sia per gli
esperti che per i semplici, per i ricchi e per i poveri. Oggi questo
ruolo di musica per tutti viene svolto dal pop-rock-blues,
inevitabilmente i vuoti tendono a riempirsi (e alla fine qualche
musicista contemporaneo l'ha capito e allora torna alle melodie, vedi
Einaudi o Lezioni di Piano).
Un po' diverso il discorso delle arti
figurative. Qui il destino da un punto di vista formale è stato
abbastanza simile, la produzione di Hirst, della Abramovich e simili
è abbastanza equivalente – come significato e importanza – alla
musica contemporanea (ovvero, nulla). Ma stranamente c'è un certo
successo di pubblico, tutti un po' si vergognano a ritenere che
quelle siano schifezze, c'è poi l'effetto tulipano nero per cui le
quotazioni crescono, e la Biennale di Venezia quindi è piena
(complici anche le calli e i bianchini – e le belle ragazze). Ma il
discorso cambia poco, nessuno può seriamente pensare che i concetti
spaziali di Fontana siano l'equivalente della statua del Colleoni a
San Zanipolo, per dire, tutti capiscono i riferimenti alla romanità,
ai cavalli di San Marco. Per dirla con Jean Claire, il secolo
passato verrà probabilmente ricordato come quello in cui una
tradizione umana di pittura figurativa che durava da trentamila anni
si è interrotta. Anche qui, un po' ha fatto la fotografia – ma
anche questa oramai ha pochi autori originali – nel senso che ne ha
troppi (e non è un male, per carità). Per fortuna ci sono i fumetti.
Poesia, non la legge nessuno. Scultura, a parte qualche orrido arredo stradale, non la fa più nessuno. Teatro...
be', anche lì ci sono tante scemenze. Per fortuna c'è il cinema (che pure è una cosa diversa).
Resta la letteratura. L'unica arte che
in qualche modo sembra essersi salvata. Non ci sono libri formati
solo da pagine bianche, ad esempio, o di sole lettere A (qualcuno ci
ha tentato...). I libri continuano ad avere un inizio e una fine, e
spesso dei protagonisti. Per quanto moderni, Sebald e Carrére (per
esempio) restano leggibili, così come molti Nobel e altri autori
amati dalla critica e dal pubblico. E questo è un buon motivo per
scrivere.
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