mercoledì 22 gennaio 2020

Lo stato delle arti.


Sulla musica contemporanea (di cui non capisco nulla, beninteso) c'è poco da dire. Nessuno l'ascolta più, se non qualche superintenditore. Nessuno fischietta Stockhausen o Varese, per dire, o tornato a casa si sente un'opera di Britten per rilassarsi. Un tempo invece non era così, quando Mozart andò a Praga per la prima del Don Giovanni, nelle strade i garzoni dei panettieri fischiettavano le arie delle Nozze di Figaro, e anche l'Imperatore. L'Imperatore e i garzoni sentivano la stessa musica insomma: e che musica! Buona sia per gli esperti che per i semplici, per i ricchi e per i poveri. Oggi questo ruolo di musica per tutti viene svolto dal pop-rock-blues, inevitabilmente i vuoti tendono a riempirsi (e alla fine qualche musicista contemporaneo l'ha capito e allora torna alle melodie, vedi Einaudi o Lezioni di Piano).

Un po' diverso il discorso delle arti figurative. Qui il destino da un punto di vista formale è stato abbastanza simile, la produzione di Hirst, della Abramovich e simili è abbastanza equivalente – come significato e importanza – alla musica contemporanea (ovvero, nulla). Ma stranamente c'è un certo successo di pubblico, tutti un po' si vergognano a ritenere che quelle siano schifezze, c'è poi l'effetto tulipano nero per cui le quotazioni crescono, e la Biennale di Venezia quindi è piena (complici anche le calli e i bianchini – e le belle ragazze). Ma il discorso cambia poco, nessuno può seriamente pensare che i concetti spaziali di Fontana siano l'equivalente della statua del Colleoni a San Zanipolo, per dire, tutti capiscono i riferimenti alla romanità, ai cavalli di San Marco. Per dirla con Jean Claire, il secolo passato verrà probabilmente ricordato come quello in cui una tradizione umana di pittura figurativa che durava da trentamila anni si è interrotta. Anche qui, un po' ha fatto la fotografia – ma anche questa oramai ha pochi autori originali – nel senso che ne ha troppi (e non è un male, per carità). Per fortuna ci sono i fumetti.

Poesia, non la legge nessuno. Scultura, a parte qualche orrido arredo stradale, non la fa più nessuno. Teatro... be', anche lì ci sono tante scemenze. Per fortuna c'è il cinema (che pure è una cosa diversa).

Resta la letteratura. L'unica arte che in qualche modo sembra essersi salvata. Non ci sono libri formati solo da pagine bianche, ad esempio, o di sole lettere A (qualcuno ci ha tentato...). I libri continuano ad avere un inizio e una fine, e spesso dei protagonisti. Per quanto moderni, Sebald e Carrére (per esempio) restano leggibili, così come molti Nobel e altri autori amati dalla critica e dal pubblico. E questo è un buon motivo per scrivere.


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