Quando ero alle medie, quella dolce
vecchina della professoressa di storia si indignava tutta: quel
maledetto Congresso di Vienna! Quel mostro di Metternich! Come ci
avevano trattato! Che cappa di iniquità si era stesa sulle speranze
di Europa! Per fortuna poi erano venuti il 1830, il '48, il '70 e la
ruota del progresso aveva ripreso a girare, la marcia della civiltà
e dei diritti era ricominciata ad avanzare.
Che stupore quindi leggere che
Kissinger, il potente Segretario di Stato dell'epoca di Nixon, aveva
appunto come modello il Congresso di Vienna. Il suo sogno era di
essere un novello Metternich, e quindi imbavagliare i popoli, mettere
freno alle loro richieste, fermare l'indipendenza e il progresso (vedi Cile e argentina, peraltro...).
Come era possibile? La nostra mite vecchina ne sarebbe stata
oltremodo indignata.
È
che per i popoli anglosassoni gli anni dopo Waterloo, quelli di
Metternich insomma, sono stati anni di grandi successi: sviluppo
produttivo, grandi commerci, scoperte, conquista del mondo. Gli anni
della Restaurazione sono stati i migliori della loro vita; interrotti
purtroppo non tanto dalle insignificanti rivolte popolari che si
diceva, ma piuttosto dalla rovina della Prima Guerra Mondiale, dopo
la quale nulla è stato più come prima – e quindi il sogno è di
tornare a quegli anni (lo si legge bene ad esempio nel libro di Paul
Johnson Nascita del Moderno, dove peraltro emerge un forte disprezzo
per tutto ciò che non è anglosassone: francesi, olandesi, tedeschi,
slavi... italiani, greci, turchi, spagnoli, cinesi, arabi,
sudamericani... tutti pigri, ridicoli, inconcludenti, pasticcioni,
incapaci, imbroglioni, disonesti – solo gli inglesi sono
lungimiranti, tolleranti, intelligenti, fortunati, riluttanti alle
barbarie – anche quando sterminano i tasmaniani tutti fino
all'ultimo uomo, sembra quasi che non lo volevano, che lo hanno fatto
quasi con la morte nel cuore, poveretti. E che disprezzo per i
poveri, anche). Per loro insomma il '30 e il '48 sono state solo
perdite di tempo – e Julien Sorel un povero sciocco. È
la Restaurazione reazionaria quella che gli piace e a cui
vorrebbero tornare – e forse ce l'hanno anche fatta, forse è
quella in cui viviamo. Niente '48 in vista, peraltro.
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