lunedì 5 febbraio 2018

La Restaurazione.

Quando ero alle medie, quella dolce vecchina della professoressa di storia si indignava tutta: quel maledetto Congresso di Vienna! Quel mostro di Metternich! Come ci avevano trattato! Che cappa di iniquità si era stesa sulle speranze di Europa! Per fortuna poi erano venuti il 1830, il '48, il '70 e la ruota del progresso aveva ripreso a girare, la marcia della civiltà e dei diritti era ricominciata ad avanzare.
Che stupore quindi leggere che Kissinger, il potente Segretario di Stato dell'epoca di Nixon, aveva appunto come modello il Congresso di Vienna. Il suo sogno era di essere un novello Metternich, e quindi imbavagliare i popoli, mettere freno alle loro richieste, fermare l'indipendenza e il progresso (vedi Cile e argentina, peraltro...). Come era possibile? La nostra mite vecchina ne sarebbe stata oltremodo indignata.
È che per i popoli anglosassoni gli anni dopo Waterloo, quelli di Metternich insomma, sono stati anni di grandi successi: sviluppo produttivo, grandi commerci, scoperte, conquista del mondo. Gli anni della Restaurazione sono stati i migliori della loro vita; interrotti purtroppo non tanto dalle insignificanti rivolte popolari che si diceva, ma piuttosto dalla rovina della Prima Guerra Mondiale, dopo la quale nulla è stato più come prima – e quindi il sogno è di tornare a quegli anni (lo si legge bene ad esempio nel libro di Paul Johnson Nascita del Moderno, dove peraltro emerge un forte disprezzo per tutto ciò che non è anglosassone: francesi, olandesi, tedeschi, slavi... italiani, greci, turchi, spagnoli, cinesi, arabi, sudamericani... tutti pigri, ridicoli, inconcludenti, pasticcioni, incapaci, imbroglioni, disonesti – solo gli inglesi sono lungimiranti, tolleranti, intelligenti, fortunati, riluttanti alle barbarie – anche quando sterminano i tasmaniani tutti fino all'ultimo uomo, sembra quasi che non lo volevano, che lo hanno fatto quasi con la morte nel cuore, poveretti. E che disprezzo per i poveri, anche). Per loro insomma il '30 e il '48 sono state solo perdite di tempo – e Julien Sorel un povero sciocco. È la Restaurazione reazionaria quella che gli piace e a cui vorrebbero tornare – e forse ce l'hanno anche fatta, forse è quella in cui viviamo. Niente '48 in vista, peraltro.

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